MI SENTO VERAMENTE LIBERO?
Chiediamoci con tutta sincerità: «Mi sento veramente libero?». Ognuno di noi darà certo risposte diverse, chi dirà si, chi dirà no, chi dirà non so. Se sono fra quelli che ha risposto sì, voglio esaminarmi più profondamente e mi chiedo: «In che senso mi sento libero? Se libertà significa mancanza totale di freni, intesi come restrizione alla manifestazione della mia personalità, posso dire di esserne veramente esente? Sono sempre capace di comportarmi nella maniera che ritengo più giusta, senza lasciarmi influenzare dal possibile giudizio degli altri? Riesco in ogni circostanza a esprimere la mia opinione con sicurezza, a esternare i miei sentimenti nel modo migliore e più consono alla circostanza?».
Se scavo veramente a fondo, quasi certamente troverò delle remore che mi impediscono di essere quello che sono, delle paure che mi sono state trasmesse, a livello inconscio, dall’educazione, dalla morale, dalla religione, dalle convenzioni sociali.
In definitiva, devo ammettere di non essere totalmente libero. Nasce ora il desiderio di ottenere la liberazione. Come fare?
Se cerco di combattere le cause dei vari condizionamenti sopra menzionati, rischio di lanciarmi contro i mulini a vento come Don Chisciotte. L’educazione, le abitudini, la società sono quelle che sono. In effetti non sono giganti che mi tengono la spada puntata alla gola per farmi ubbidire ai loro comandi.
I condizionamenti sono stati elaborati come dottrine, i sentimenti negativi sono forse stati trasmessi da esempi ricevuti nel passato. Chi è a decidere se lasciarsi condizionare o meno, se accettare o meno i sentimenti negativi?
Sono io, unicamente io!
Perciò sta a me decidere se voglio entrare nella gabbia della prigionia, accettando ciecamente quanto mi viene presentato come regola di vita, perché… cosi fan tutti!
Oppure scegliere di restarne fuori, avendo ormai la consapevolezza che sono capace di vagliare quanto mi viene proposto, accettare ciò che trovo confacente al mio spirito, rifiutare quello che non sento adeguato alle mie aspirazioni, alle mie necessità spirituali.
La libertà è quindi un fatto totalmente personale. Se non sono cosciente della facoltà di scelta che possiedo, sarò facile preda delle imposizioni dettatemi dal conformismo che mi circonda a tutti i livelli. Se, invece, riesco a scuotermi di dosso questi credo, queste etichette che altri vorrebbero impormi, mi rendo conto che non sono mai stato prigioniero, che le sbarre della mia cella erano e sono solo immaginarie.
- Com’è vasta la mia cella! -
L”essere umano ha sempre avuto un estremo rispetto, un’ammirazione grandissima per l’intelligenza.
In effetti è questa la facoltà che ci mette in grado di porci di fronte a un problema, studiarlo e trovare la soluzione. In matematica la soluzione deve essere esatta, l’unica possibile. Nella vita se ne presentano diverse, e i vari gradi di intelligenza ci inducono a scegliere quella che sembra, in proporzione, la migliore.
Una facoltà importantissima, quindi, che va aiutata nel proprio sviluppo da un’educazione adeguata e da una guida oculata. Pensare che l’intelligenza sia tutto nella vita è a dir poco temerario. A cosa mi serve essere un genio, se il mio cuore è arido, incapace di provare un vero sentimento di affetto, o di compassione, o di tenerezza? Se la mia anima è indifferente ai grandi problemi dello spirito, cosa ne sarà di me? A che mi servirà «aver guadagnato il mondo intero» se il mio vero “io” è sordo alle sollecitazioni del bene, dell’altruismo, della dedizione?
C’è un condannato che è fiero della vastità della sua cella. Dice: «Questo è il mio mondo, l’unico che ho. Non ne vedo altri, non ne posso immaginare altri. Perciò sono veramente fortunato ad avere una stanza più spaziosa del mio vicino».
Si è già condannato da se stesso.......NAMASTE'
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